Meditazione,  Yoga

Un attimo solo con me

Ci sono volte in cui mi sento spaesata, volte in cui devo prendere decisioni dolorose, volte in cui devo fronteggiare imprevisti. Allora subito mi chiedo cosa devo fare. DEVO FARE, generico senza aggiungere né togliere. Subito arriva un senso di costrizione, di ansia, di inadeguatezza.

Ma come io che insegno agli altri a gestire tutti questi comportamenti, proprio io ho le stesse reazioni. Ebbene si, anche io. Però poi mi sposto e passo da DEVO FARE a COME ESSERE, in quei momenti. E lì tutto si placa. Nessuna ansia, nessuna costrizione. Cosa essere non vuol dire cosa vorrei essere, significa semplicemente cosa sono. In quel momento, in quella circostanza.

Cosa essere senza vorrei toglie forza all’ego ed aggiunge profondità al me.
Perché vorrei non essere in determinate circostanze, ma non mi è dato.
E l’essere mi fa stare. Mi fa riconoscere i pensieri ripetitivi, le lezioni non apprese. Mi fa accettare di non essere perfetta ed onnipotente. Di comprendere che a volte non c’è proprio nulla da fare, ma semplicemente qualcosa in cui essere solamente se stessi. E questo stare con se stessi, secum stare, ascoltarsi ed accertarsi, mi aiuta a diventare testimone della situazione, ad avere un’altra visione un’altra percezione a mettere una certa distanza. E quasi sempre l’imprevisto si risolve in maniera tranquilla, le decisioni sono meno gravose e l’ansia non ha tempo di concretizzarsi.

Fiori di bach che aiutano: Impatient, Chestnud Bud, White Chestnut.

Pratica yogica: la ripetizione sussurrata “JAPAJAPA” del mantra So Ham, io sono

Letture: “Il filo infinito” di P. Rumiz ed Feltrinelli e “Il silenzio è cosa viva” di C. Livia Candiani ed Einaudi.

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